D’inverno queste terre polesane, fatte di pioppeti e campi senza fine, diventano ombre rade nella nebbia. Il Po scorre lento tra argini che paiono mura e spezzano un orizzonte piatto, malinconico, che abbraccia vecchie cascine e chiese tutte uguali, nelle loro facciate dai colori caldi. Eppure, proprio quando l’inverno ingrigisce la pianura, la gente di qui libera la propria fantasia e si mette al lavoro nei laboratori. Bisogna creare infatti nuovi sogni prima che arrivi la bella stagione: astronavi, cavalli a dondolo, treni e castelli, per incantare i bambini e regalare emozioni ai giovani. Perché in quest’angolo anonimo dell’Alto Polesine, al confine tra le province di Mantova e Rovigo, si nascondono gli architetti del Paese dei Balocchi. Pertanto, la prossima volta che salite su una giostra, sappiate che potrebbero averla pensata e prodotta loro, gli artigiani della minuscola Bergantino.
Le giostre nascono nelle cosiddette “fabbriche dei sogni”, così vengono soprannominate le industrie altopolesane che producono le più vertiginose e adrenaliniche attrazioni, destinate ai parchi di tutto il mondo. La Giostra, dunque, in Alto Polesine, oltre ad essere strumento di divertimento, è soprattutto un prodotto d’eccellenza di carattere economico, culturale e artistico, fonte di lavoro e di benessere sociale. Nasce qui, infatti, un vero Distretto Industriale di produzione di giostre della più avanzata tecnologia, che rappresenta un’avanguardia italiana, conosciuta nei più importanti mercati internazionali. Nasce, di conseguenza, a Bergantino anche un museo originale e unico in Italia dedicato proprio alla giostra, simbolo dell’affascinante mondo dello spettacolo viaggiante, che merita di essere meglio conosciuto nella sua vera identità e dignità.
Come è nata l’idea della giostra in questo territorio?
C’era una volta… così si potrebbe cominciare. Eravamo nel periodo della crisi economica del ’29, disastrosa a livello internazionale e tragica nel già bersagliato Polesine. Protagonisti della nostra storia sono due geniali personaggi di Bergantino, due meccanici di biciclette, Umberto Bacchiega e Umberto Favalli, che in una fiera paesana ebbero occasione di vedere la prima giostra elettrificata, costituita da una pista ovale di 40 metri di lunghezza su cui correvano automobiline mosse da motore elettrico: era la prima autopista che riproduceva in piccolo, ad uso famiglia, il Circuito di Monza, appena inaugurato nel 1922.

Ecco allora che moltissime persone, prese da stupore, accorrevano alla giostra con i soldi in mano, prendendo d’assalto quelle attraenti vetturette sulle quali essi sognavano di essere tanti Ascari e Nuvolari: tanta era la voglia di macchina, in un tempo in cui era solo appannaggio dei ricchi! I due meccanici di biciclette, sorpresi e colpiti dal guadagno immediato e dai contanti che affluivano copiosi nella cassa del gestore, si sentirono illuminati da quella giostra, che appariva come una vera fabbrica di soldi! Solo quella giostra poteva risolvere i loro problemi economici ed essere nel contempo un’allettante alternativa all’emigrazione definitiva in Paesi stranieri in cerca di fortuna.
Mettendo insieme le loro risorse economiche, umane e professionali, i due amici con grande impegno riprodussero quell’Autopista della speranza, destinata a cambiare la loro vita e quella di un’intera comunità.
Con l’amico Favalli – raccontò Bacchiega a un giornalista- lavorammo quasi un anno intero per esordire nella nostra nuova attività proprio a Bergantino il 24 aprile 1929, giorno della Fiera di San Giorgio, e per partire poi in maggio per la prima tournée con tappa iniziale a Novellara di Reggio Emilia. Ricordo come oggi quel primo viaggio: eravamo tutti emozionati, felici e pieni di speranze.
Bacchiega e Favalli furono d’esempio per oltre cento famiglie di compaesani che nel tempo si inserirono nel mondo delle giostre sulle orme dei pionieri, inseguendo un sogno di riscatto dalla loro miseria. Oggi gli spettacolisti di Bergantino, conosciuti nell’ambiente delle fiere con il nome di “Bergantini”, costituiscono gruppi professionali che viaggiano ancora per necessità di lavoro e non per una vocazione alla vita nomade. Il paese d’origine rimane per loro un punto di riferimento affettivo e un porto sicuro, ma nello stesso tempo essi non nascondono di essere stati conquistati dal fascino del “viaggio”, soprattutto i giovani.
Il paese riconosce ai pionieri grandi meriti per aver aperto la strada sia allo spettacolo viaggiante di Bergantino che alla nascita successiva del Distretto Industriale Veneto della “Giostra in Polesine”.
Infatti accanto all’attività itinerante dei giostrai di Bergantino, nell’Alto Polesine si è sviluppata anche un’attività imprenditoriale parallela di costruzione e di commercializzazione di attrazioni per Luna Park. Oggi sono ben 70 le imprese del Distretto impegnate nella produzione di tutto ciò che può servire ad un moderno Luna Park mobile o fisso: dalle attrazioni più vertiginose ai lussuosi caravan dotati di ogni confort e ai più spettacolari fuochi d’artificio. La clientela è la più variegata: proviene da tutta Europa, da vari Paesi dell’Asia, dall’America del Nord e del Sud e dai Paesi arabi. Per i loro acquisti arrivano proprio qui, in Polesine, un tempo terra di scarriolanti, ma oggi centro industriale del divertimento di richiamo internazionale, sia per la qualità che per la varietà dei prodotti offerti.
Museo unico nel suo genere in Italia, ha incontrato subito il favore del pubblico, dal quale è stato accolto con entusiastici consensi fin dal suo primo apparire sulla scena del mondo culturale, divenendo meta di un turismo in continua espansione anche in ambito internazionale. E’ un museo che piace perché è nato per tutti, in quanto racconta la storia non solo delle giostre, ma di tutti i giochi e spettacoli della Fiera e del Luna Park dal Medioevo ad oggi, una storia plurisecolare che ci coinvolge tutti e penetra nella vita di ciascuno di noi.
In conclusione, più di tante parole, vale la visita di un Museo che è da vedere, da gustare con gli occhi, con la mente e con il cuore; un Museo da rivedere più volte, perché anche al visitatore più “esperto” esso non manca mai di offrire sempre nuovi stimoli, nuove sorprese e nuove emozioni.