Localmente le parlate venete e trentine si riferiscono al fiume al femminile, nominandolo la Brenta. Questo nome indica, nel dialetto trentino e soprattutto in Valsugana, per estensione, le riserve di acqua che i paesi tenevano in caso di incendi (e, in senso figurato, un’ingente quantità di liquido). La storia e i ricordi ancestrali delle terribili alluvioni subite dalle popolazioni del Veneto centrale hanno coniato il termine “Brentana” per indicare un’alluvione.
In epoca romana il fiume era individuato come “Medoacus” (secondo un’interpretazione “in mezzo a due laghi” ovvero tra i laghi di origine e la zona lacustre delle foci, la laguna), o più probabilmente in riferimento ai due bacini più settentrionali della laguna di Venezia, quando esso seguiva come letto il corso dell’attuale Canal Grande e ai suoi due lati vi erano i due suddetti bacini non ancora uniti in una laguna intera.
Gli studiosi concordano che prima del 589 il fiume transitasse anche per Padova (Patavium, Patavas, ovvero “abitanti di palude”) più o meno in corrispondenza dell’attuale linea ferroviaria, e qui vi confluisse il sistema di canali padovano, ma non tutta la bibliografia concorda che esistesse, nelle attuali valli del Canale di Brenta e di Valsugana, una colonia di Galli chiamati Mediaci.
Di certo durante il Medioevo comparve il termine “Brintesis”, forse dal latino “rumoreggiare”, a ricordo delle diverse inondazioni oppure, e sembra essere prevalente, dal ceppo germanico “Brint” (fontana) o “Brunnen” (scorrere dell’acqua). Questa interpretazione sembra consolidata dall’uso in tante altre parti del Veneto del diminutivo “Brentella” per indicare un piccolo corso d’acqua. Nel veneto la parola brenta o brentela o brenton ha il significato di tinozza, recipiente in legno 200/400 litri.
Fino alla piena del 589 il Brenta sfociava assieme al Piave in quella che oggi è la bocca di porto del Lido: il primo percorreva il letto dell’attuale Canal Grande, mentre il Piave giungeva dall’attuale canale lagunare di San Felice. A seguito della rotta, il Brenta sfociò nell’attuale bocca di Malamocco e il Piave prese il corso attuale del Sile; essi lasciarono le terre attorno ai loro vecchi corsi alla mercé delle maree, che li impaludarono, formando l’attuale Laguna di Venezia.