Le colonne rappresentano i due santi di Venezia: San Marco Evangelista nella forma del Leone alato a simboleggiare la Serenissima e San Todaro a protezione della città.

La colonna che svetta dal lato di Palazzo Ducale regge il leone alato, simbolo di San Marco, dall’862 santo patrono e simbolo della città e dello Stato veneziano.
Si tratta di una scultura bronzea molto antica, probabilmente in origine una chimera, modificata e successivamente adattata al ruolo.

la statua in marmo di San Teodoro, santo bizantino e guerriero, primo protettore della città, raffigurato nell’atto di uccidere un drago.
La lotta tra il Santo e il Mostro è un’allegoria cara all’immaginario mitico della Serenissima.
Tre sono infatti i Santi sterminatori di draghi che Venezia ha nel suo Pantheon:
Oltre a San Teodoro (Todaro), ci sono infatti Giorgio e Donato, le cui reliquie sono custodite nella Basilica di Murano.
La scultura è una copia dell’originale esposta all’ingresso di Palazzo Ducale.
Alla base di entrambe sono presenti le raffigurazioni dei mestieri.
Sotto le colonne, in epoca medievale e rinascimentale, erano poste delle botteghe in legno, tuttavia già dalla metà del XVIII secolo lo spazio tra le due steli fu destinato a luogo delle esecuzioni capitali, tanto che tuttora tra la popolazione locale persiste l’usanza superstiziosa di non attraversare lo spiazzo tra le colonne.
Da questo uso derivano anche espressioni in dialetto veneziano:
- “Te fasso vedar mi, che ora che xe” (ti faccio vedere io, che ora è), come minaccia, derivato dal fatto che i condannati a morte, dando le spalle al bacino di San Marco, vedevano come ultima cosa la torre dell’orologio
- “Esser tra Marco e Todaro” che descrive la condizione di chi barcolla tra opposte difficoltà senza via d’uscita.